Papà porta il figlio al pronto soccorso per un dito rotto, ma viene mandato via: "Non c'è l'ortopedico, andate in un altro ospedale

"Al San Luca di Trecenta non c'era neanche un ortopedico, così per un dito rotto ci siamo dovuti spostare al Pronto Soccorso di Rovigo". È Ivan, un residente di Lendinara, a raccontare la sua esperienza, sollevando la questione dei limiti di quello che ora, a Trecenta, è solo un Punto di Primo Intervento (PPI) e non più un Pronto Soccorso vero e proprio. Secondo lui, le informazioni sui servizi disponibili non sono abbastanza chiare per i cittadini.

Mercoledì scorso, Ivan ha portato suo figlio 19enne, che si era rotto il mignolo del piede, all'ospedale di Trecenta. "Siamo arrivati intorno a mezzogiorno – racconta – e dopo circa mezz'ora gli hanno fatto i raggi. Nel pomeriggio ci hanno detto che il dito era rotto, ma che non c'era un ortopedico disponibile, quindi dovevamo andare a Rovigo per farlo sistemare".

Il Trasferimento

Così, verso le 16, Ivan ha accompagnato suo figlio da Trecenta a Rovigo per l’assistenza necessaria. "A Rovigo l'ortopedico gli ha raddrizzato il dito, che era fratturato in 4-5 punti, e hanno fatto altri raggi. Abbiamo finito intorno alle 20:30. A Trecenta abbiamo perso tempo, in pratica abbiamo passato otto ore tra un pronto soccorso e l'altro. Il San Luca ormai sembra abbandonato, ci sono reparti chiusi e senza medici".

Quello che tutti conoscono come Pronto Soccorso di Trecenta è, in realtà, diventato un Punto di Primo Intervento dopo il Covid, anche se sul sito dell'Ulss 5 risulta ancora come Pronto Soccorso. Il Comitato Altopolesano, formato dai cittadini, chiede da tempo di riportare il San Luca alla piena operatività. Al momento, secondo quanto riferito dal comitato, il PPI di Trecenta può gestire solo casi meno gravi (codici bianchi e verdi). I pazienti con situazioni più serie, dal codice giallo in su, devono essere stabilizzati e poi mandati all'ospedale di Rovigo.